Hai un esame? Stai cercando un nuovo lavoro? Devi affrontare una situazione difficile?
Un italiano non ti dirà “buona fortuna” ma “in bocca al lupo”.
Pare che questa formula abbia un’origine molto antica e che sia nata come augurio scaramantico per i cacciatori che andavano a caccia nei boschi. La loro risposta era “crepi il lupo” (crepare = morire, il lupo deve morire).
La frase rituale aveva dunque l’intenzione di allontanare il pericolo.
Il lupo
Perché proprio il lupo?
Già protagonista delle fiabe dello scrittore greco Esopo (620 a.C. – 564 a.C.) e dello scrittore latino Fedro (attivo nel I secolo d.C.) da sempre al lupo si sono associate le idee di un animale selvaggio, molto affamato, crudele, falso, pericoloso e violento.
Per calmare quello terribile che terrorizzava la città di Gubbio, fu necessario addirittura l’intervento di san Francesco d’Assisi. Lo incontrò, con le sue parole riuscì a calmarlo e lo portò con sé nella piazza principale dove si radunò subito una folla che acclamava il miracolo e voleva ascoltare la predica del santo: la pace fu fatta tra Gubbio e il lupo, perché i cittadini si impegnavano a nutrirlo e lui a non fare del male a nessuno.
Ma la storia universalmente più famosa è di sicuro quella di Cappuccetto Rosso, dove il lupo, famelico e traditore, mangia la nonna e la bambina prima di essere ucciso dal guardiacaccia.
Anche Pierino se la vede brutta con il lupo nell’opera del compositore russo Sergej Prokof’ev e i Tre Porcellini sono un’altra fiaba tradizionale europea in cui il lupo è sempre rappresentato come un animale feroce e cattivo.
Proverbi e modi di dire
Anche nei modi di dire e nei proverbi il lupo torna spesso con le sue caratteristiche negative.
Si dice che ha “una fame da lupo” una persona che mangia tantissimo.
È un “tempo da lupi” quello terribile, quando la giornata è fredda, piove forte e tira vento.
E ancora, quando sembra che una persona sia cambiata, che abbia abbandonato le sue cattive abitudini ma poi rivela di nuovo la sua vera natura, diciamo che “il lupo perde il pelo ma non il vizio”.
Infine, dobbiamo fare attenzione a non essere troppo buoni e remissivi perché “chi pecora si fa, il lupo se la mangia”.
Viva il lupo!
In realtà però c’è almeno una leggenda che parla di una lupa buona che salvò due gemelli dalle acque del Tevere e li allevò con il suo latte: quei bambini erano Romolo e Remo, uno dei quali sarebbe diventato il mitico fondatore di Roma. La lupa li prese proprio con la bocca, come fanno i cani, i gatti e, in generale, i mammiferi a quattro zampe. Le madri in questo modo proteggono i loro cuccioli e così, secondo una versione più politicamente corretta e che va nella direzione della protezione degli animali, la bocca del lupo sarebbe un posto sicuro.
Tra le ultime tendenze si sta diffondendo l'opinione che non ci dobbiamo augurare la morte del lupo e a chi ci dice “in bocca al lupo” si deve rispondere “grazie” oppure “viva il lupo”.
A te la scelta!